Caparezza e la musica senza peli sulla lingua

Caparezza non è mai stato un artista incoerente con se stesso. E non lo è nemmeno ora quando attraverso un’intervista del Corriere della Sera, si mette a nudo.

Per quanto a lui non piaccia la dicitura, rispetto a molti cantanti italiani dei nostri tempi, Caparezza è un artista impegnato, uno che non ha mai avuto paura di denunciare quelle che erano le brutture di questa nostra Italia che può essere tanto bella ma al contempo davvero difficile da “gestire”.

Prima pensavo di avere una missione, la musica. Ora vado avanti giorno per giorno. Evado dalla gabbia dell’etichetta di “impegnato”. Mi sento libero di affrontare i temi che preferisco. Tra l’altro oggi esprimere pareri politici in una canzone è difficile: se non lo si fa in una certa maniera si rischia di ridurre tutto alla marea di tweet in circolazione.

E se gli esordi con Mikimix vengono messi da parte perché se avesse avuto successo sarebbe rimasto incastrato in un personaggio e parole che non sentiva sue, per molto tempo da parte è rimasta anche Fuori dal Tunnel nei live. Caparezza spiega che non voleva essere “moda” ma portare i suoi fan a crescere con lui:

Non volevo che la gente venisse a vedere venti canzoni dal vivo sperando che l’ultima fosse Fuori dal tunnel. [Il pubblico non ha reagito bene all’inizio] venivano meno persone e ho perso qualche acquirente. Però quelli che hanno continuato a frequentare i miei tour poi sono rimasti e sono cresciuti con i miei dischi. Quando ho sentito che quella canzone non era più necessaria per portare gente ai concerti l’ho rimessa in scaletta. Su quel pezzo sono nate molte leggende metropolitane.

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